Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Da Bramante a Canova

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Argan, Giulio 39 occorrenze

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rappresentazione e mirando a trascenderla, non è tanto valutabile dal risultato quanto dalla tensione del suo percorso. Il risultato non è mai

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religione come sentimento collettivo, non tanto fondato sull’autorità storico-dommatica delle scritture quanto fatto di vivide emozioni e di slanci affettivi

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pontefice, tanto più che i contatti tra la Curia e il cantiere erano assiduamente mantenuti dal sovrintendente della fabbrica lateranense, monsignor

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’insuccesso del progetto «miracoloso». Non tanto interessa stabilire che cosa l’artista abbia ideato e non potuto realizzare (su questo punto siamo

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sparpagliati nelle volte e nelle trabeazioni delle navate minori. Non tanto interessa il vivace motivo naturalistico quanto quello, su cui

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storia non è un succedersi di grandiose concezioni del mondo, ciascuna delle quali oscura la precedente, ma un continuo processo di sviluppo: tanto

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la «poetica» dell’artista: una poetica che non collima più con le opere realizzate e si pone come intenzionalità senza fine, che tanto più si

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siffatta; infatti, quanto più s’addentrano nello studio dei singoli monumenti e riconoscono la dubbia attendibilità di Vitruvio, tanto più la

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«devozionale», nel senso che si dà a questo termine allorché si parla della pittura dello stesso periodo, e si vuole spiegare ch’essa non tanto mira alla

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separano il primo dal secondo vano non sono tanto due quinte sceniche quanto, come ha notato il Lavagnino, «diaframmi che hanno la funzione di lenti

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moto il meccanismo intellettuale dell’allegoria e, soprattutto, non coincide con il tanto raccomandato furor: né con il furor malinconicus di Leonardo

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pura delineazione spaziale, in un telaio geometrico e prospettico, tanto più la scultura si appesantisce di masse quasi informi, accusa l’inerzia della

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Roma (il passaggio ad una dimensione diversa, lo spazio urbano di Parigi, paralizza il genio creativo del Bernini), tanto maggiormente colpisce la

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Guarini tanto poco si cura di celare l’artificio che scrive un lungo trattato per descriverlo, dunque l’artificio non è più tale, è una tecnica

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tema ma il suo sviluppo armonico: esattamente come nella composizione musicale non è tanto il tema melodico che conta quanto lo sviluppo ch’esso

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dello stesso tema formale in situazioni spaziali diverse. Lo scopo dell’architetto non è tanto di inventare la forma unitaria dell’edificio, quanto di

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contemplazione del fenomeno (ché più di tanto non è concesso all’uomo) nell’ammirazione del miracolo; media fisicamente il rapporto, che non è più di

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tanto più naturali quanto più classici.

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tecnica vale proprio per la propria specificità, anzi tanto più vale quanto meno si presta a una composizione o somma di esperienze ed accentua la tensione

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cilindro a pilastri, da cui s’irradiano a palma le nervature apparenti della volta. Ma non è poi tanto bizzarra: a dirla tale rimarrebbe poi da spiegare come

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significare tanto sul piano dei valori trascendenti che su quello della storia, l’architettura deve essere integrata dalla figurazione; plastica: i

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, anticaglie di autenticità assai dubbia; ebbene, se acquisti di opere d’arte devono costituire una voce tanto cospicua nella bilancia commerciale inglese

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interessa non tanto per sé quanto per la morale o la norma di comportamento che se ne possono trarre. Quanto a Reynolds, il suo classicismo lo conduce

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dimostrazione più persuasiva di un credo estetico. La sua pittura corre sul binario della teorica dell’entusiasmo di Shaftesbury, tanto da apparire in

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per contrasto, può ricevere dal vicino: un consiglio del quale tanto Gainsborough che Reynolds, nei loro raffinati registri di toni caldi e freddi

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non basta a spiegare il passaggio, non tanto dall’idea di società a quella di umanità (un passaggio già compiuto dal pensiero illuministico), ma dalla

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criticismo si manifesta, non solo e non tanto nella scelta del tema o del motivo, ma nella scelta del sito, della forma, dell’intensità, del tono e

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Tanto Constable, nella sua franca dimestichezza con la realtà quotidiana, quanto Blake, nei suoi tempestosi scontri col divino, sembrano, e non sono

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colori. Eppure se il fattore tecnico— operativo è tanto più attivo in Constable che in Blake, questi è il primo difensore di un artigianato d’alto

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mistico e cinico, alla condanna della rivoluzione francese, ad una sorta di dandismo lugubre, tanto simile a quello che celebrerà Baudelaire, e insomma

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Olimpico, artificiosamente falsate per sembrare più vere, deforma l’immagine e sovente la sdoppia: la figura sarà tanto più vera quanto più finta o

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si erge, tanto più invade la dimensione di Dio: si crede solo e non s’avvede che Dio non soltanto d’ogni parte lo stringe, ma lo riempie di sé. Nella

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specialmente attraverso i suoi disegni e i suoi quadri che il nuovo modo di mettere in scena i drammi di Shakespeare passa dal teatro alla pittura, tanto da

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geometria segreta, sono armoniosi e convulsi come quelli di un setto: forse (e qui Blake avrebbe gravemente annuito) il sublime umano non è poi tanto

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. Quanto al soggetto dunque, nessun dubbio che il gruppo canoviano vada collocato nella serie dei componimenti figurativi e letterati, tanto frequenti in

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pratica: e la scultura veneta del tempo era tutta «di pratica», tanto povera di «ideale» quanto fornita di espedienti e di virtuosismi tecnici per

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attributo obbligato e allegorizzazione libera sia tanto più frequente nella scultura decorativa, in cui minore o minima è l’importanza del soggetto. L

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, che lo rappresenta, della tela: e neppur tanto la proiezione della cosa, che non può mai essere veduta da sola, ma di un insieme di cose che stanno o

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il rapporto, tanto importante in tutto lo sviluppo artistico del Canova, tra i bozzetti intensamente pittorici e le levigatissime opere statuarie. Non

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